IL FLAUTO DOLCE
questo sconosciuto
Due parole sul flauto dolce così usato nelle scuole elementari e medie
inferiori e così sconosciuto agli stessi insegnanti che lo usano in modo improprio
e diseducativo.
Negli anni 70, quando la legge introduce l’obbligatorietà dell’educazione
musicale e dell’educazione tecnica nella scuola media un folto numero di
insegnanti entra di colpo nella scuola media ma per la maggior parte si tratta
di insegnanti non preparati al nuovo compito.
I programmi ministeriali sono tanto aperti da suggerire tutto e niente, ma in
classe bisogna avere un programma di lavoro, fare qualcosa e gli insegnanti ,
provenienti dai corsi per musicisti, si rendono conto che non è possibile
insegnare il solfeggio o uno strumento “serio” o solo la storia della musica.
In loro aiuto accorre il commercio che rapidamente suggerisce l’uso del flauto
dolce, delle “melodiche” (orrendi ibridi) e altri strumentini apparentemente
semplici e qualche raccolta di facili melodie.
Sono strumenti in uso all’estero e vengono subito spacciati per buoni senza
l’aiuto di uno straccio di obiettivi, di programma, di metodo.
Il flauto dolce impera: è piccolo e sta comodamente in borsa, costa pochissimo,
va bene per tutti maschi e femmine; cosa ci può essere mai di meglio? (?!)
Peccato che gli insegnanti (e i genitori degli alunni) non si peritino di
sapere da dove viene, cos’è in realtà e quali sono le qualità e i difetti
didattici di quello che si può definire come il peggiore tra gli
strumenti didattici.
Gli stessi insegnanti dichiarano che gli obbiettivi primari da far raggiungere
agli alunni sono tra l’altro: la capacità espressiva, la capacità di
intonare e riconoscere suoni intonati o stonati, la capacità di collegare il
suono al segno scritto sul rigo.
Quando un ragazzo si esprime usa tanta o poca energia nella voce, nel moto, nei
disegni ecc., ma col flauto dolce, se soffia un tantino di più per ottenere un
suono potente, ottiene solo un sibilo perchè il flauto dolce ha questo
“difetto”.
Inoltre questo strumento “scolastico” è di plastica dozzinale, mal costruito
(quelli buoni, professionali, di legno, sono costosissimi) e quindi i suoni
sono sempre imprecisi (stonati) e se poi suonano più flauti assieme avete mai
sentito che cacofonia?
E, infine, nella scuola si usano flauti soprani dai quali esce un suono che non
è corrispondente a quello che viene letto sul rigo ma è all’ottava superiore.
I tre obbiettivi dichiarati sono
così mancati alla grande!
(da Dioniso.blogspot.it domenica 25 maggio 2008)
Opinioni simili sono state espresse da grandi della musica, quali Ennio Moricone e Riccardo Muti. Per cui meglio una chitarra. Almeno è uno strumento vero!)
Carmelo